Il contributo della stampa 3D nella lotta al Covid-19
Mai come in questi ultimi mesi le nuove tecnologie sono risultate fondamentali per aiutare la salute dei nostri cittadini. La lotta al Covid ha messo a dura prova il mondo intero facendo trovare l’uomo impreparato a gestire e risolvere con efficienza ed efficacia una pandemia inaspettata.
Ciò nonostante a differenza di quanto accaduto ai nostri predecessori oltre cento anni prima, l’evoluzione della tecnologia è risultata utile, anzi fondamentale, per mitigare notevolmente la pesantezza ed il disagio di un forzato isolamento sociale. Oltre alle tecnologie di telecomunicazione, anche la stampa 3D ha dato prova della sua validità sostituendosi in tempi rapidi al tradizionale processo produttivo in alcuni impellenti necessità.
La realizzazione di elementi protettivi o dispositivi terapeutici quali respiratori cosi come l’approntamento di valvole destinate ai ventilatori, sono solo alcuni esempi dei numerosi aiuti dati dalla stampa 3D nella lotta contro il Covid-19.
Sebbene l’innovazione resa possibile dalle stampanti tridimensionali abbia sempre fornito spunti di crescita nei vari settori che optassero per un’implementazione di questa tecnologia, questi cambiamenti sono stati generalmente sottovalutati. Ad oggi l’industria viene invece premiata in notorietà per aver garantito prodotti utili per la lotta al Covid. Recentemente la DG Grow della Ue ha affermato infatti che “[…] a seconda della destinazione d’uso del prodotto stampato in 3D, essi possono essere considerati dispositivi medici”. Un concetto chiaro che ci permette di considerare quindi le stampanti 3D fondamentali anche nel settore sanitario.
I vantaggi di un sistema produttivo basato sulla stampa 3D
Nonostante il grande successo del quale gode ultimamente l’industria della stampa 3D, essa aveva fino ad ora espresso soltanto una piccola parte del suo reale potenziale, ma cerca sempre nuove occasioni per mettersi alla prova. Questo è stato possibile grazie allo spirito innovativo dimostrato da alcuni ospedali che, propensi all’utilizzo di nuove tecnologie e alla sperimentazione di nuove soluzioni, hanno deciso di testare nuovi oggetti “adattati” dall’uso comune e prestati a un utilizzo clinico, grazie a piccole modifiche rese possibili dalla prototipazione rapida e dalla manifattura additiva, tecniche di produzione tipiche e caratteristiche della stampa 3d.
Le stampanti 3D si sono dimostrate essenziali anche nell’adattamento o costruzione di validi respiratori artificiali. L’industria è quindi risultata incredibilmente efficace nel garantire prodotti essenziali per salvaguardare la salute di tutti, fornendo grande supporto all’incessante lavoro degli ospedali di tutto il mondo, messi in ginocchio dall’assalto della pandemia.
Basti pensare a ciò che è accaduto presso l’Ospedale Mellini di Chiari (BS), grazie al contributo del Dott. Renato Favero, ex primario dell’Ospedale di Gardone Valtrompia, che ha condiviso l’idea di utilizzare una maschera da snorkeling riadattandola a dispositivo di erogazione per respiratori. L’idea era quindi quella di riprendere un oggetto già esistente, e rimodellarlo per essere utilizzato come una maschera respiratoria. Quest’operazione è avvenuta anche grazie all’aiuto dell’azienda Decathlon che ha immediatamente apprezzato il progetto e condiviso il disegno CAD della maschera necessario per studiare la modellazione dei nuovi componenti. L’oggetto è stato quindi virtualmente smontato e studiato al fine di creare un prodotto utilizzabile in ambito clinico, unicamente tramite l’aggiunta di un nuovo componente, nominato valvola Charlotte.
Il prototipo è stato testato ed agganciato ad un paziente affetto di Covid-19 presso l’Ospedale di Chiari, il quale aveva dato il suo consenso nello sperimentare un oggetto nuovo. Con il successo del collaudo, il prototipo può essere visto come una maschera d’emergenza che risponde in modo eccellente ad una situazione di urgenza e di difficoltà presso le strutture sanitarie. Ciò nonostante però non viene tuttavia certificata come un’apparecchiatura medicinale a tutti gli effetti.
Il prototipo è stato comunque brevettato, ma il file di progettazione è stato condiviso liberamente così che il prodotto sia realizzabile anche da altre aziende, facendo sì che tutti i maker possano provare a ricreare lo stesso prodotto per aiutare anche altre strutture sanitarie in difficoltà.
L’introduzione della tecnologia 3D all’interno dell’ambito umanitario ha garantito senz’altro una grande visibilità all’industria, guadagnandosi anche la stima del settore sanitario. Ciò che può differenziare un prodotto stampato 3D, da uno prodotto creato con altri materiali è che esso può essere prodotto più velocemente sperimentando e adattandolo a seconda delle esigenze particolari, sempre in tempi brevissimi, rispondendo quindi in maniera più rapida ad un’emergenza o a necessità inaspettate.
L’elasticità produttiva durante un’emergenza
La stampa 3D consente quindi, come già precedentemente anticipato, la velocizzazione dei tempi di realizzazione, riducendo i processi e semplificando la piattaforma produttiva.
Oltre al tempo di produzione, ma anche allo spazio, amplia quasi a 360 gradi ogni sua possibile localizzazione per renderla ancora più vicina ed accessibile al consumatore finale.
Già l’anno scorso questa tecnologia aveva avuto uno sviluppo considerevole, il suo utilizzo si era infatti allargato a quasi ogni settore industriale (automotive, edilizia, moda, accessori sanitari).
Rapidità e diversificazione sono dei concetti che distinguono l’utilizzo della tecnologia 3D nei processi industriali di alcuni prodotti, garantendo quindi di presentare oggetti tailor made.
É proprio grazie a questa elasticità produttiva che le stampanti tridimensionali hanno trovato uno spazio essenziale in campo sanitario. In un lasso di tempo minore, i prodotti stampanti 3D sono in grado di garantire al pubblico/consumatore degli oggetti unici ed efficaci.
Ciò nonostante però una considerazione bisognerebbe farla.
L’uomo è il creatore di ogni cosa che ci circonda, si può anche pensare che anche colpa sua se si formano e si disperdono pandemie in giro per il mondo, ma anche vero che senza il corpo, la mente ed il cuore di voler migliorare, non avremmo mai creato prodotti in grado di poter salvaguardare il nostro settore sanitario. É quindi ragionevolmente giusto attribuire una forte gratitudine ad ogni singola persona che ha preso parte nel creare oggetti, attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie, indispensabili nella nostra quotidianità ma anche nei casi d’emergenza.
Basti pensare che senza il caso dell’Ospedale di Chiari, senza il contributo dell’ex primario, dei maker che si sono messi a pensare ore, minuti e giorni una soluzione ideale, non saremo qui ad attribuire meriti alle stampanti 3D.
Il contributo di Sinthesi
In conclusione, quello che si evince è che sicuramente il contributo e la fiducia nei confronti delle stampanti 3D sia stato fondamentale ed utile per affrontare le avversità riscontrate in questo ultimo periodo. La forte collaborazione ed unione quindi tra il settore sanitario e quello delle nuove tecnologie ha fatto sì che si creassero prodotti utili per affrontare il Covid-19. Prodotti come: le visiere in stampa 3D, mascherine protettive o valvole speciali per i respiratori artificiali.
Aziende italiane tra cui Sinthesi, hanno collaborato nella creazione di prodotti come quelli sopracitati per salvaguardare e aiutare la comunità. Gratitudine ed ammirazione devono essere aggettivi fondamentali per descrivere al meglio aziende come Sinthesi, che si sono fatte trovare pronte nel momento del bisogno, quando il nostro settore sanitario stava affrontando un ostacolo imprevisto e straordinario, difficilmente affrontabile senza sforzi fuori dall’ordinario.